martedì 1 gennaio 2013

le posizioni del leggere

Leggere per lavoro ha implicato una serie di scelte logistiche e ambientali non indifferenti e che a dirla tutta non mi lasciano ancora proprio soddisfatta. Ovviamente per ammortizzare i costi del poco guadagno il mio luogo di lavoro è casa mia che ha solo due stanze: zona giorno e zona notte, quindi la scelta è limitata. Per una maggiore professionalità e senso del dovere di solito mi posiziono sul tavolo della cucina, evitando la tentazione di sdraiarmi a letto, approfittando quindi della possibilità di avere a portata di mano molti caffè (il sonno rimane sempre il peggior nemico). Mi sono accorta strada facendo che l'incombere del silenzio, le mura sono molto coibentate e dall'esterno filtra poco, diventava un fattore di pesantezza a cui dovevo porre rimedio. Ma ascoltare parole mentre si leggono parole è, se si vuole, ancora peggio. Così ho trovato la soluzione della musica classica, che francamente avevo sempre considerato poco nella vita, scoprendo il canale 5 della filodiffusione che è diventato il compagno di lunghe ore di lettura-lavoro. Ogni tanto però mi tocca abbassare il volume perché fanno delle prove tecniche di sincronizzazione e partono dei sibili prolungati e urticanti... immaginate quindi per quante ore rimango sintonizzata. Occorre fare molte e brevi pause, il tempo dedicato a una buona correzione deve essere minimo e intenso, se prolungato rischia di non farti vedere nemmeno un'acca (e sono guai). E' che io non so per nulla stare ferma, avessi dei fogli in mano continuerei a camminare.



Altra cosa è il leggere per sé. Vedo immagini di poltrone ergonomiche, amache, divani con viste mozzafiato pieni di cuscini, librerie hi-tech che contengono anfratti per sedersi, leggii che sorreggono i tomi e forse girano pure le pagine. Chi legge in poltrona, pur traendone grande godimento non ne dubito, a mio avviso manifesta troppa serietà: è una postura importante, da gran studioso. Oppure ci sono quelli temerari che leggono mentre camminano o aggrappati a tram che ondeggiano e a ogni frenata si prodigano in gesti atletici non indifferenti. Niente di tutti ciò è per me. Io quando leggo, leggo sdraiata. E nemmeno stirata sulla schiena o appoggiata alla testiera del letto, no, proprio messa di fianco di modo che le braccia non facciano nemmeno la fatica di sorreggere il libro appoggiato al materasso e con le gambe perfettamente distese. Unica controindicazione il malaugurato inizio del formicolio alla spalla.
Credo sia un retaggio infantile, quando si stava sotto le coperte con la torcia per non farsi vedere dai genitori che volevano solo che tu dormissi presto. E perché il libro è un incontro intimo e solitario, da vivere ancora nascosti e rannicchiati e sempre all'erta sbirciando di sottecchi che nessuno sappia cosa stai leggendo...



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